venerdì 22 luglio 2016

Riproviamoci. Per davvero.

Ritorno. 
Per davvero questa volta. 
Qui nel "vecchio" blog, perché nonostante abbia provato a cambiare piattaforma, proprio no, non c'eravamo, il problema non era il mezzo, e alla fine: questa è casa :) 
Tumblr lo tengo comunque, per condividere anche lì, sentire altri pareri (la cosa più bella e che più vorrei si realizzasse, parlare), e magari per contenuti diversi e più veloci, come Instagram e FB.
Non so con che cadenza sarò qui, non so quanto spesso, ma ne ho proprio bisogno
Ho bisogno di condividere ciò che amo con qualcuno, quasi uno "sfogo" per dire quanto sono belle ed emozionanti certe cose, che non si può tenere solo per se stessi, vanno condivise, anche per scoprirle insieme. Bisogno di "urlare" quanto sono belle e importanti per te.
Film, fumetti, serie tv, albi illustrati, news, festival, mostre, fotografie, tutto questo che per molti è roba superflua e invece anima le persone e possono cambiare letteralmente le giornate. Non sono frivolezze, sono mezzi per farti ragionare, per aprire gli occhi su cose che hai sempre avuto intorno, per farti idee su argomenti a cui non avevi mai pensato, per creare nuove passioni/interessi.

Inizio parlandovi di ieri sera, giovedì 21 luglio. (Cavolo, siamo già a fine mese, ansia! ç_ç) 
Una serata estiva come tante, e che amo alla follia. 
Tutte le finestre di casa aperte. 
La lieve brezza che gira per tutte le stanze e ti avvolge. 
Luci spente e quelle accese fiochissime, per evitare insetti (diciamola tutta!) e per rilassarti a dovere.
Quelle serate dai ritmi lentissimi, che decidi di dedicare a te stessa, facendo solo cose che ti piacciono, magari rimandate da tempo. Ecco, era tantissimo che non mi prendevo ahimè una serata per un bel film o una serie tv. 

Lunedì ho iniziato, come la stragrande maggioranza del mondo, questa meraviglia qui: "Stranger Things".


Ok, non sarò la "blogger" più originale dato che tutti e dico TUTTI ne stanno parlando, ma che dire, è stato amore puro fin da subito. Sapevo che non mi avrebbe delusa, perché amo troppo questo genere di storie, in cui emerge tutta la potenza, il coraggio dell'infanzia, in cui questa entra in diretto contatto con il soprannaturale con quell'atteggiamento che solo i bambini potrebbero avere. E poi perché è una storia tipica della mia infanzia/adolescenza, una trama simile a quella di tanti film, telefilm, libri che hai visto/letto e che ti hanno segnato, rimanendoti nel cuore. Chi non ha mai sognato un'avventura tosta, che improvvisamente ti tramuta in grande per forza di cose, ma che ti lega indissolubilmente ai tuoi amici di sempre, al luogo dove vivi. Anche se scapperai, anche se perderai tutto, non dimenticherai mai, in positivo e negativo.
E ho i brividi a rivivere queste cose, tanto che in settimana ogni momento libero è stato dedicato a lei, e arriviamo dritti a ieri sera, in cui ho visto l'ultima puntata e...è già finita no! ç_ç me la riguarderò subito credo, senza ritegno, continuando a versare lacrimoni e ad emozionarmi.
Non sono in grado di fare commenti tecnici, non ho la formazione giusta, posso solo dire di darle una possibilità, perché se si ha vissuto infanzia o adolescenza negli anni '80 - '90, crescendo con un certo tipo di storie, riferimenti, si può solo amare e provare una grandissima nostalgia.

Non contenta, non avendo ancora sonno, ed essendo in pieno mood nostalgico-antro dei ricordi, ho rivisto l'indimenticabile "Stand by me - Ricordo di un'estate" film di Rob Reiner del 1986. 


Ora, non ricordo bene quando vidi il film, e precisamente che età avessi. Ero già grandina sicuramente, tipo 15/16 anni, e so che lo vidi d'estate, perché ricordo la stessa aria tiepida che mi ha tenuto compagnia ieri sera. Mi piacque molto, e lo guardai perché ne sentivo parlare spesso da persone intorno a me come di un grande cult, ed è una storia che latentemente mi è sempre rimasta impressa. 

Anche qui mi astengo da giudizi da intenditori, posso solo dire che è una storia sull'amicizia di quelle che ti rimangono dentro. 
Quelle amicizie dell'infanzia che sono viscerali, da quanto profonde e vere, ma "destinate" a non durare. Si è vissuto tanto, quasi tutti i momenti insieme, giornate intere, lunghissime, come quelle estive; cose forti, più grandi di noi, si sono fatti i primi discorsi da grandi, e le prime esperienze da grandi, ma poi improvvisamente le strade si dividono, perché si è davvero grandi, e le cose non vanno sempre come si crede/vuole. Quel momento in cui ti accorgi che non sei più bambino, ma neanche adulto, e ci si sente strani, persi. 
Ho sempre sentito queste sensazioni in questo film, e lo consiglio assolutamente, da vedere almeno una volta, anche solo per rivivere attraverso i protagonisti, quelle giornate spensierate, di scorribande, in mezzo alla natura, in nascondigli segreti, sapendo solo noi di cosa si parlava, si faceva, ben lontani dagli adulti, questi nemici.

Infine, per crollare tra le braccia di Morfeo e versare le ultime lacrimucce, ho estratto dai miei scaffali impolverati, scompigliatissimi e cigolanti, lui:


Esattamente in questa edizione, e assolutamente vissuto, sottolineato, forse anche un po' "imbarcato" perché qualche lacrimuccia la versai anche allora, alla prima lettura. 
Ho iniziato naturalmente dal racconto "Il corpo" che sto terminando oggi, e da cui è stato tratto appunto il film di cui sopra, ma ho intenzione di rileggerlo tutto, perché è il suo momento
Anche di questo non ha senso parlarvene specificatamente, di King hanno scritto/detto in tanti, molto meglio di me e con analisi approfondite. Non sono una fan sfegatata, ma è uno scrittore che apprezzo molto, che ha segnato un'epoca e un genere, con uno stile che leggo sempre volentieri, e in particolare mi ha segnato con tutti i suoi riferimenti all'adolescenza e all'infanzia, alla crescita in generale.

Vi lascio con questa:

"Le cose più importanti sono le più difficili da dire. Sono quelle di cui ci si vergogna, perché le parole le immiseriscono - le parole rimpiccioliscono cose che finché erano nella nostra testa sembravano sconfinate, e le riducono a non più che a grandezza naturale quando vengono portate fuori. [...] Questa è la cosa peggiore, secondo me. Quando il segreto rimane chiuso dentro non per mancanza di uno che lo racconti ma per mancanza di un orecchio che sappia ascoltare. "

E con il magnifico lavoro di una giovane e talentuosissima illustratrice, Kalina Hristova Muhovache conosco e stimo profondamente e che ha dato una perfetta, e dico PERFETTA, interpretazione di questo racconto meraviglioso. C'è tutto nel suo lavoro, ha colto perfettamente il senso, l'ambientazione, l'atmosfera. Amo tutto ciò che crea e si merita tanto, per la maturità e la serietà che mette nelle sue illustrazioni.
Correte a sbirciare qui, se no siete brutti e puzzoni!

(per darvi un assaggio)

Illustrazione di Kalina Hristova Muhova ( https://www.facebook.com/TheRandomSketchbookofMyx)

 

giovedì 26 febbraio 2015

"Quel che vorrei..." Davide Calì, Agnese Baruzzi

Finalmente torno, dopo una lunghissima assenza, non voluta, non cercata, ma obbligata.
Riprendendo il mio percorso di studi universitario, iniziando il biennio specialistico in illustrazione, ricominciano le corse, le settimane cariche di impegni e la vita da pendolare, che risucchiano tutto il tempo alle passioni, quelle che portiamo avanti con impegno e a cui ci dedichiamo anche per rilassarci.

Leggo sempre e ovunque, quello almeno si, in digitale (sembra che l'ebook mi stia chiamando di nuovo a se), in cartaceo (sempre e comunque, in maniera esponenziale) e usufruendo della magnifica Biblioteca Salaborsa, sempre fonte infinita di spunti e piccoli "tesori" mai visti prima.

Non volendovi propinare recensioni buttate lì, fatte tanto per dare continuità al blog, ma poco sentite o ragionate, ho preferito aspettare. Perché tanto prima o poi, il momento giusto sarebbe arrivato. Ho preferito aspettare uno di quei titoli che mi emozionano, visivamente e interiormente, per condividerlo con voi. E ne ho trovati vari, proprio in Salaborsa, dei quali vi parlerò pian piano prossimamente.

Oggi vorrei mostrarvi un albo un po' particolare, sia perché non si trova molto facilmente in libreria o online, sia per l'aspetto (è molle, non cartonato e presenta testo e illustrazioni davvero originali). Sto parlando di Quel che vorrei... di Davide Calì, illustrato da una talentuosissima Agnese Baruzzi, edito da Einaudi Ragazzi nella collana "Tanti bambini", nel 2007.




Questo albo è un invito a lasciarsi andare, viaggiare con la fantasia senza porsi limiti, fino a superare le tante regole e imposizioni della realtà. 

Mai limitarsi, avere sempre grandi desideri, anche se possono sembrare strani e davvero irrealizzabili. 

E quelli che vengono presentati sono proprio i tipici sogni dell'infanzia, incredibili, assurdi; di quando si spera con tutto il cuore che accada qualcosa di straordinario, un qualcosa che provochi divertimento, ma soprattutto sovvertimento, delle regole e del reale (a volte assai barbosi).







Si tratta di un vero e proprio elenco/catalogo di tutti i desideri possibili e immaginabili, che un bambino vorrebbe veder realizzati. 
Gli episodi narrati toccano l'assurdo e spesso un grottesco, quasi trash, con una modalità tipica dell'infanzia, che punta all'esagerazione.


" mangiare almeno una volta nella ciotola del cane "
" scoprire di cosa sanno i ragni "
Alcune scene sono semplicemente geniali, non possono non strappare un sorriso e farci tornare per un attimo piccoli. Perché tutti noi avremmo voluto:


" misurare quanti metri d'inchiostro ci sono nella mia penna "
" scendere in fondo al mare per ritrovare tutti i sandali che ho perso d'estate "
" avere un vestito fatto unendo le cartine dei cioccolatini "

Desideri atipici che ci ricordano la voglia di avventura dei bambini, di esplorare, scoprire, sperimentare, ma soprattutto il non temere "lo strano", "il diverso", anzi cercarlo! Quella che ci viene presentata è un'infanzia attiva, allegra e spensierata, scherzosa, che sa ancora divertirsi "astrando", ma è come prima cosa, un'infanzia libera, con meno pressioni e imposizione adulte. E forse anche più vera.

Il libro è caratterizzato da un gusto vintage. Immagini che sembrano prese da manuali di buone maniere, da vecchi libretti melensi per bambini, da cartoline di auguri. Una fotografia del passato che si mischia a colori accesi, pattern (che a volte possono ricordare le vecchie carte da parati), immagini contemporanee, creando contrasto e spaesamento nel lettore, lo stesso sovvertimento del reale dato dal testo. La tecnica del collage è perfetta proprio per mischiare immagini di un'infanzia passata, con immagini digitali, animali rappresentati quasi con uno stile incisorio, da illustrazione scientifica. 
Si formano immagini surreali, che provocano cortocircuiti visivi, creando così infinite possibilità narrative, che superano le parole che le accompagnano. Immagini piene, ricche di oggetti, simboli, anche per questo cariche di storie.







Uno stile particolare, ma che non teme di non essere compreso, anzi, vuole stimolare il più possibile l'immaginazione. Cosa direbbero alcuni adulti di fronte ad un libro così "complesso"?

Il finale poi, non sarebbe potuto essere più adatto:

" Vorrei avere...
...avere un doppio che facesse i compiti al posto mio...mentre io faccio tutte queste cose "



(E anche io vorrei tutte queste cose, nonostante i miei 24 anni.)



martedì 30 settembre 2014

Piccole cose belle: maratone di lettura ("Septubeathon")

Per la prima volta nella mia vita da lettrice, ho deciso di partecipare a quella che viene chiamata una "maratona letteraria". Ci tengo a virgolettare il termine perché, è una classificazione, una denominazione che non apprezzo molto.

Maratona mi fa subito pensare alla competizione, alla fatica, che termina con una vittoria o una sconfitta, tutti elementi che non li vedo assolutamente collegati al piacere di leggere. Certo, scegliendo di partecipare bisogna un minimo mettersi alla prova, magari cercando di ritagliare più tempo possibile alla lettura, oppure affrontando quel tomo enorme che ci attira da tanto ma che non abbiamo mai la forza di iniziare, però si tratta di sfidare se stessi. Non è una gara, non è la corsa a chi divora più pagine in meno tempo, a chi è più furbo nella scelta dei titoli per "vincere".

Sottolineo queste cose perché altre volte ho seguito iniziative del genere o simili, sempre da spettatrice, senza partecipare, e mi sembrava venisse svalutato ciò che si stava facendo, trasformando tutto in moda, mostra di se stessi e delle proprie abilità, ma soprattutto mercificazione del libro e della lettura.

Dal mio punto di vista invece, un'esperienza di questo tipo è utile e divertente solo se la si vive giocando. Nel mio caso, ero talmente piena di buoni propositi, da decidere di partecipare a tutte le "sfide", mettendomi in gioco totalmente. E, come già immaginerete, "fallendo" (se la vediamo come gara!) miseramente. Troppa carne al fuoco.

Ciò che mi ha coinvolta di più è stata la scelta dei libri in base alla "sfide"/categorie proposte. Ho impiegato qualche ora nello spulciare a fondo la libreria (con questa scusa l'ho anche spolverata e risistemata, finalmente!), per trovare un titolo, un autore, un tema, una copertina che fosse attinente e che allo stesso tempo mi chiamasse alla lettura proprio in quel momento. Mi sono sentita come una bambina che deve scegliere tra i suoi amati giocattoli. Deve sceglierne uno da portare con se, rinunciando agli altri. Una decisione difficile, per non dire impossibile, che mi ha però riempito di energia e buona volontà.
Scelte compiute senza esagerare, evitando libri di venti pagine (mi sembrava di barare perché tutti presentavano titoli più o meno sostanziosi), ma neanche quelli di mille (che sapevo già, non avrei mai terminato).Titoli e autori molto vari, che spaziavano da fumetti, a libri per bambini, a narrativa, in modo da cambiare generi per non stancarsi o appesantirsi troppo.
Spulciando tra le scaffalature ho "ritrovato" alcuni titoli accantonati da tempo, che hanno fatto nascere in me sentimenti contrastanti. Alcuni li avrei voluti rileggere lì, subito, in seduta stante; altri invece ho deciso di "lasciarli andare", scambiandoli, perché non avevano mai suscitato l'interesse giusto; altri ancora, in attesa di essere letti, mi hanno fortemente attirata, e mi sono ripromessa di leggerli appena terminata la maratona.

Fatta la scelta e compilata la mia lista, sorge un'altra riflessione. Tutte le volte che siamo coinvolti in qualcosa di preciso, già definito, che in qualche modo è obbligatorio, imposto, si cerca di fuggire. Il lettore forse ancora di più. E in parte è successo proprio questo. Ero così contenta delle mie scelte, così curiosa e interessata che, terminata la prima settimana di lettura, avevo già bisogno di evadere. Ero incuriosita da tutto fuorché quello che mi stava aspettando. Ho addirittura ripreso in mano ebook ed ereader, che da qualche mese avevo abbandonato perché, per qualche oscuro motivo, riuscivo a leggere solo in cartaceo. Un aspetto che mi ha fatto riflettere molto e al quale non mi sono ancora pienamente data risposta.

Comportamento che ho assunto durante la maratona, e che mi è piaciuto talmente tanto da continuare a praticarlo anche in seguito, è quello di scrivere orario e luogo di inizio e fine lettura. Un'abitudine semplice, ma carina, soprattutto quando in futuro si riprenderà in mano quel libro e vi si troveranno appuntati questi piccoli ricordi. Interessante anche perché rivela ad esempio quanto certe pagine abbiano richiesto tempo e fatica, come altre invece, anche se poche, ci hanno catturato a lungo a riflettere o come una cinquantina di queste siano state divorate in un secondo.

(Non sto neanche a sottolineare il fatto che in quelle due settimane di maratona me ne siano successe di tutte e di più, avendo così pochissimo tempo da dedicargli. Ma si sa, progetti e buoni propositi sono creati proprio per essere infranti.)

Aspetto che ho apprezzato tanto è stato il confronto e la comunicazione con altri partecipanti, scoprire che un po' tutti stavano disperando per il poco tempo da offrire a questa esperienza, ma anche il divertimento nel vedere che tutti eravamo sulla stessa barca, che tutti ci eravamo sbizzarriti nelle scelte e ne andavamo fieri, che tutti erano entrati in crisi dopo pochi giorni, qualcuno anche abbandonando tutto. Poi invece c'è chi ha superato limiti personali, per esempio leggere un ebook invece di un cartaceo, chi ha raggiunto obbiettivi personali, come leggere almeno 300 pagine al giorno, in un modo o nell'altro, chi ha impiegato la passione che doveva usare in questa maratona in tutt'altro, tuffandosi in una nuova avventura che l'ha ritemprato, magari sconfiggendo quella dannata crisi del lettore.

Tanti modi diversi eppure affini, tutti lontani ma vicini. Ancora una volta la lettura avvicina e crea momenti di condivisione piacevoli, che fanno riflettere e ci aiutano a concludere giornate, settimane pesanti e difficili.

Ora, dopo tutte le varie riflessioni del caso, suscitatemi da questa bella avventura, vi spiego come funzionava questa "Septubeathon". Intanto sottolineo il fatto che ho scelto di parteciparvi perché è stata la prima maratona italiana di questo tipo, quindi ero felicissima di sostenere una nuova iniziativa, ed inoltre era organizzata da due blogger e Youtuber che apprezzo molto, ovvero Valentina ed Eleonora.

La "sfida" consisteva nel leggere tra l'8 e il 21 settembre, più libri possibili tra quelli scelti per le diverse categorie. Le challenge:

1) un libro (in base a titolo o autore) per ogni vocale (A, E, I , O, U);

2) un libro scritto da un'autrice donna;

3) una raccolta di racconti;

4) un libro (in base a copertina, titolo o temi) per ogni stagione (autunno, inverno, primavera, estate);

5) un libro autobiografico;

6) un libro (sempre in base a copertina, titolo o temi) che centrasse con un elemento (aria, acqua, terra, fuoco);

7) un libro dal quale sia stato tratto un film.

Essendoci numerosi punti, era possibile utilizzare uno stesso titolo per più categorie, ad esempio leggendo un libro di un'autrice, il cui nome iniziasse per A e che il titolo ricordasse la primavera si coprivano direttamente tre "sfide". Oltre ai libri si poteva leggere di tutto, manga, fumetti, albi illustrati, saggi, riviste o pubblicazioni particolari...ecc. Nessun limite in questo senso, per rendere tutto più piacevole, vario e particolare. Altra possibilità era quella di non partecipare a tutte le challenge, ma solo ad alcune di esse, a proprio piacimento. Quindi in generale, pochi obblighi e poche regole, tutto dipendeva dal concorrente-lettore e dalla sua voglia di fare e divertirsi.

Le mie scelte sono state:

1) A: David Almond "Il grande gioco"; (Lettera che alla fine ho sostituito in corso d'opera con il                primo volume del manga "Letter Bee" di Hiroyuki Asada, causa il troppo poco tempo per                    leggere e Almond merita assolutamente tutta la mia attenzione.)




    E: "End, vol.1 Elizabeth" Canepa, Merli (Fumetto in grande formato, cartonato francese. E' la                genesi di una storia gotica e oscura, con protagoniste giovani studentesse, adolescenti, che                  hanno a che fare con segreti ed eventi inspiegabili. Disegni e colori magistrali grazie all'unione            di queste due bravissime artiste.)




     I: "Ieri" Agota Kristof (che purtroppo non sono riuscita a leggere!)




    O: "L'animale d'allevamento" Kenzaburo Oe (Prima volta che affrontavo questo autore                            giapponese, il quale mi ha sorpreso positivamente, nonostante la storia forte, cruda e velata di              tristezza e malinconia. Interessante quanto sia importante il tema dell'infanzia in questo                        racconto. Un'infanzia che sa già cos'è la morte, che non la teme più di tanto, ma soprattutto che,          anche questa volta, viene delusa dagli adulti. Una vera e propria perdita di fiducia nei confronti          dei "grandi" che non fanno niente per comprendere, aiutare, proteggere i giovani coinvolti.                  Davvero consigliato.)




     U: "L'amico ritrovato" Fred Uhlman (Un importante classico che fino ad ora, ahimè, non avevo             ancora letto. Come sempre, le storie riguardanti questo periodo storico indignano, fanno male,             fanno riflettere e ci auguriamo che non debbano verificarsi mai più. Proprio per questo è giusto           leggerle, per essere consapevoli che un certo tipo di pensiero è sbagliato, discriminante, cattivo           e magari fulcro nel tempo di un ingiustizia, cattiveria. L'aspetto che ho molto apprezzato è il               fatto che non succeda niente di violento, terribile, come possiamo leggere in un Primo Levi, ma           quel poco che accade è devastante.)




2) "Il ponte galleggiante" Alice Munro (Grande autrice molto conosciuta ultimamente anche grazie al Nobel ottenuto nel 2013. Autrice che non avevo ancora affrontato e della quale mi sono innamorata! In questo piccolo libricino erano raccolti due racconti, e li ho amanti entrambi, profondamente. Uno stile di scrittura che scorre via, veloce, dal quale non ci riesce a staccare. Storie velata dalla tristezza, dal dolore, reali, nelle quali molti di noi, almeno in parte, vi si possono riconoscere.)




3) "La cagnetta" Vasilij Grossman (Autore russo, anche questo affrontato per la prima volta, del quale avevo sempre sentito parlare, benissimo, e che quindi mi incuriosiva da tempo. Anche in questo caso ho amato molto lo stile di scrittura, diretto e chiaro, tagliente a volte. Dei tre racconti, il primo non l'ho compreso a fondo e merita una rilettura, gli altri due mi hanno davvero conquistata. Fanno parte della produzione incentrata sugli animali, che utilizza come "mezzo" per mostrare quanto l'uomo li sfrutti, li illuda, li maltratti nonostante questi ci offrano tutto di loro stessi.)




4) AUTUNNO: "Una stanza tutta per sè" Virginia Woolf (Lettura che non ho terminato e che                                     sinceramente sul momento non mi aveva presa molto. Lo rileggerò e terminerò                                     sicuramente, perché credo siano un testo breve, ma comunque ricco di riflessioni e                               piccole verità che meritano l'attenzione giusta. Titolo scelto perché il titolo mi                                       ricordava l'autunno, con i suoi primi freddi e la voglia di rintanarsi nel proprio                                       rifugio, al riparo dalle intemperie.




     INVERNO: "Babbo Natale" Raymond Briggs (Grande illustratore per l'infanzia, dallo stile                                      rotondeggiante, inconfondibile! Autore di albi illustrati che sono ormai classici, che                              racconta storie delicate e ironiche, che sanno divertire i più piccoli e farli riflettere,                              magari su esseri e personaggi famosi per loro ma inconsueti, come Babbo Natale, o                              un pupazzo di neve.)




     PRIMAVERA: "Mi porti al parco?" Fabian Negrin (Albo del quale ho già parlato ampiamente                                    sul blog, qui. Anche questo una piacevolissima sorpresa che non posso non                                          consigliare. Scelta anche questa volta suscitatami dal titolo, richiesta che trovo                                      molto attinente alla stagione primaverile.)




      ESTATE: "Il balcone" Jean Genet (Testo teatrale che mi incuriosiva molto ma che non sono                              riuscita a leggere. Collegato immediatamente all'estate, mi fa pensare a quando la sera                          si sta sul balcone per sentire la lieve brezza, allietandosi con un po' di frescura prima di                        coricarsi.)




5) "Lettera al padre" Franz Kafka (Lettura del quale non so bene come parlarne, perché non trovo le parole giuste. Dico solo che va fatta, almeno una volta nella vita, perché tocca corde dell'animo umano importanti e comuni a molti di noi. Perché, benché con mio padre vada d'accordo, in alcuni punti mi ci sono riconosciuta e mi sono sentita come il giovane Kafka.)




6)  TERRA: "Il segreto del bosco vecchio" Dino Buzzati (Per me Buzzati è la coperta calda, il rifugio, la lettura che non delude mai anche quando schifi e odi tutto. Fin'ora, ciò che ho letto di lui mi ha sempre colpita, affascinata, conquistata, portandolo a diventare uno dei miei autori preferiti. Lo leggo con calma, gustandomi ogni parola e situazione che sa creare e cerco di far durare le sue storie, la sua bibliografia il più a lungo possibile, tenendoli per i brutti momenti. Questo titolo non l'avevo ancora letto, ma avevo visto qualche anno fa il film che ne aveva tratto Olmi nel '93 ed è stato amore profondo. Un inno alla natura, alla cattiveria dell'uomo, al suo maltrattarla sempre senza capirne il valore e quanto questa sia comprensiva con lui. Non manca la figura di un adulto burbero, senza cuore, che vuole solo il peggio per il giovane nipote. Lo stesso adulto che disprezza la natura, gli animali, non comprende, anzi odia, anche la gioventù. Ma nella vita ci si può ricredere, e cambiare, magari proprio grazie all'influsso positivo dell'ambiente naturale. Non vi dico altro, solo, leggete tutto Buzzati.)




7) "Seta" Alessandro Baricco (Lettura che non sono riuscita a compiere, anche se si potrebbe parlare di rilettura, in quanto questo titolo l'avevo già letto e apprezzato vari anni fa, e che volevo riprendere per rivivere quella particolare storia d'amore, e le atmosfere giapponesi che tanto amo.)




Alla prossima maratona allora!

sabato 13 settembre 2014

"Mi porti al parco?" Fabian Negrin

Quest'anno il mercatino dei ragazzi (che si tiene nella mia città, Faenza, tutti i giovedì del mese di Luglio) mi ha donato tantissime soddisfazioni. Libri di tutti i tipi, ma soprattutto di grandi autori del panorama dell'editoria per ragazzi. Ultime edizioni, altre più rare, altre vecchissime, vintage o di case editrici mai sentite, ma come nuovi, in ottimo stato e a prezzi stracciatissimi. Una vera e propria caccia al tesoro, sbirciando su questi "teloni" o bancarelle improvvisate accatastate per terra, nella piazza centrale della città, tra bambini eccitati per aver visto qualcosa che desideravano da tempo, altri entusiasti per potersi immedesimare per qualche ora nel ruolo del "grande", del "venditore"; cataste di giochi, giocattoli, giocattolini, sorpresine Kinder, e oggetti non bene identificati. Ma anche tanti genitori allegri, felici, che tornano bambini, oppure scocciati, snervati, isterici, con figli che scappano, prendono, piangono.
E poi tanti appassionati come me, che sperano di trovare "piccoli tesori" e che quindi scrutano il più possibile, prendono, guardano, valutano e come i bambini si esaltano. Un ambiente tutto particolare che frequento fin da quando ero piccola e che spero di poter continuare a vedere negli anni, con la stessa partecipazione. E' momento di aggregazione, di scambio, di riscoperta di cose a noi sconosciute, di socializzazione e di confronto.

Insomma, l'"occasione" quest'anno era sempre dietro l'angolo, e come resistere. Ho racimolato così un ottimo bottino, composto da classici, albi illustrati, grandi nomi contemporanei e alcuni acquisti a scatola chiusa perché impossibili da lasciare lì. Un bottino quasi esclusivamente relativo a letteratura per bimbi e ragazzi.

Un po' perplessa, mi sono perfino chiesta come potevo avere avuto così tanta fortuna nel trovare titoli così succulenti, perfetti e a pochi euro. Tornata a casa poi, smaltita l'euforia e l'entusiasmo per gli ottimi affari, ho visto tutto sotto un altro punto di vista, e l'amarezza mi ha colta improvvisamente. Si perché, se si trovano libri da 15/20€ a 1/2 massimo massimo 3€, nuovi, senza alcun tipo di segno, qualcosa non andava. Questi libri non era stati vissuti davvero, non portavano i segni della lettura, un'orecchia nella pagina, una spiegazzatura, una sottolineatura, e neanche il "divertimento", il gioco di un bambino, la sua passione per quella storia. Ricordo i miei libri di quando ero piccola, tutti tenuti benissimo si, ma comunque veri perché vissuti, con botte sui dorsi, rilegature usurate, miei disegni improvvisati che invadevano la storia.

Tutto ciò mi ha resa molto triste, soprattutto pensando al fatto che questo evento vede come protagonisti prima di tutto i bambini, e poi i genitori, sia dalla parte del venditore che dell'acquirente. Le camerette, le soffitte, le cantine, le "stanze dei giochi" (se ancora esistono) vengono svuotate, ripulite, liberate da tutte quelle "cose" noiose, inutili, che nessuno tocca o guarda più da anni o che nessuno ha mai considerato. E questi sentimenti li provano anche i bambini-clienti e i relativi genitori, in quanto nessuno tocca questi libri. Il motivo poi dei prezzi bassissimi è proprio lo svendere, il "liberarsi di tutti questi rozzi", per non vederli mai più.

Quanti Dahl, Pitzorno, Rodari, Carpi, Lindgren (per citarne solo alcuni, i più famosi), ho visto là abbandonati, mai degnati di uno sguardo, magari anche riportati a casa e nuovamente buttati nell'angolino umido e polveroso.

Nel momento in cui ho realizzato il tutto, sarei tornata indietro e avrei pregato quei bambini, o quei grandi, di tenere da parte questi titoli per "momenti migliori", in modo da potergli dare una seconda possibilità in futuro,  rileggerli dandogli il giusto valore. Io per prima sto facendo un super recuperone ora, a ventitré anni e ne sono più che soddisfatta. I libri per bambini non devono per forza essere letti solo quando lo si è. Sono storie che insegnano a sperare, sognare, lottare, pratiche che anche noi grandi dovremmo sempre tenere a mente.

La "me bambina" era diversissima dai bimbi di oggi. Io non volevo separarmi da nulla, con il risultato che, le uniche due volte in cui partecipai a questa iniziativa, obbligata, fu una tragedia. Non volevo vendere nulla, neanche la minuscola sorpresina Kinder, perché consapevole che questa mi aveva accompagnato in tante "avventure immaginarie" e io, come la ringraziavo? Svendendola. Chiamatemi possessiva, materialista, accumulatrice, ma io alle "cose" voglio bene, perché ad esse lego momenti, ricordi, sentimenti, emozioni, sia positive che negative, e quando le riprendo in mano, rivivo proprio quei momenti. Fanno parte di me, del mio vissuto e della mia memoria.

Ora basta sentimentalismi e riflessioni, mi sono lasciata prendere la mano.


Uno dei libri del mio bottino estivo è: "Mi porti al parco?" di Fabian Negrin, albo illustrato edito da Il Castoro nel 2009. Apprezzo molto questo autore/illustratore, sia quando si occupa solo dei disegni, sia quando progetta il libro a 360 gradi, occupandosi anche dei testi. E' un'artista versatile, che sa sempre reinventarsi, affrontando ogni libro o tema come una nuova avventura, cercando la tecnica e il linguaggio più consono, per rendere al meglio gli elementi trattati. Diverso ma comunque sempre riconoscibile. Vincitore del premio Andersen del 2000 proprio come migliore illustratore.

Ammetto di aver perso questa interessante uscita all'epoca, e di non averla, purtroppo, vista molto in libreria. Purtroppo perché questo albo è perfetto per i più piccoli (2/3/4 anni), ricco di colori, suoni, movimento, che può trasformare la  lettura in momento di condivisione (con altri bimbi ma soprattutto con i grandi, con i quali "vivere" la storia), esplorazione e profondo divertimento.

In questo albo viene prestata grande attenzione ai suoni, sia per gli oggetti che entrano in gioco, come tamburo, aspirapolvere, frullatore, per le urla del bimbo per attira l'attenzione del papà, per il forte suono dell'ambulanza o il barrito dell'elefante. Ma anche la grafica esalta il rumore, attraverso l'utilizzo di font grafici, invadenti, grandi, che occupano l'illustrazione.









Dopo tutto questo caos è interessante osservare la doppia pagina del "silenzio", che spezza con il trambusto della storia, lasciando tutto sospeso per una frazione di secondo. Una pace che fa riflettere e dona tranquillità.




Storia adattissima quindi per la lettura ad alta voce, animata, che farà concentrare ancora di più il bambino all'ascolto, magari riproducendo i rumori presentati nella storia(nel limite del possibile), coinvolgendolo nell'esecuzione di questi e creando un gioco alla pari, durante la quale il grande assume il ruolo del bimbo. Risate e divertimento assicurato.
Nel testo troviamo proprio suoni onomatopeici e frasi che secondo il principio della ripetizione, ci accompagnano in tutte le pagine. Caratteristica molto amata dai più piccoli, che crea in loro divertimento e allegria quando ritrovano il solito motivo: "mi porti al parco?".
Il racconto procede per accumulazione. Nuovi eventi avvengono e si aggiungono alla lista, sempre più strampalati, inverosimili.

E' un racconto esilarante ma anche molto reale, nella quale grandi e piccini possono facilmente riconoscersi. I genitori nel ruolo dell'adulto troppo occupato e poco attento. Il figlio nel bimbo che vuole attirare a tutti i costi l'attenzione del genitore, per giocare con lui e passare del tempo insieme.
Nel nostro caso troviamo un babbo che "ronfa", nel vero senso della parola, sul divano, talmente profondamente che niente e nessuno può svegliarlo o infastidirlo. Inizia così la "ribellione" del figlio, dispiegando più mezzi possibili, che hanno del fantastico, dell'assurdo, creando un vero e proprio caos, un carnevale rumoroso, un sovvertimento delle regole, purtroppo inutile. Quando ormai il protagonista, triste e amareggiato, si arrenderà, sarà la cosa più piccola, lieve e dolce a risvegliare il padre, il canto di un uccellino. Finalmente si può correre a giocare all'aria aperta, lieto fine tanto agognato.




Molto tenera è la doppia pagina finale che mostra questo momento. Esprime perfettamente la felicità di padre e figlio di divertirsi insieme.


Le illustrazioni sono semplici, essenziali, ma allo stesso tempo poetiche perché composte da tratti decisi, che ricordano veloci pennellate, e macchie di colore, sempre su sfondo bianco. I colori sono vivi, accesi, dalle tonalità piatte, rendono la vivacità, il movimento, il caos, il rumore della storia. Lo spazio della pagina è pienamente sfruttato, riempito dai disegni e dal testo, anche loro in continuo movimento.

Un modo per vivere nella tranquillità di casa un'avventura chiassosa, piena di festosità, spensieratezza e vitalità.