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martedì 30 settembre 2014

Piccole cose belle: maratone di lettura ("Septubeathon")

Per la prima volta nella mia vita da lettrice, ho deciso di partecipare a quella che viene chiamata una "maratona letteraria". Ci tengo a virgolettare il termine perché, è una classificazione, una denominazione che non apprezzo molto.

Maratona mi fa subito pensare alla competizione, alla fatica, che termina con una vittoria o una sconfitta, tutti elementi che non li vedo assolutamente collegati al piacere di leggere. Certo, scegliendo di partecipare bisogna un minimo mettersi alla prova, magari cercando di ritagliare più tempo possibile alla lettura, oppure affrontando quel tomo enorme che ci attira da tanto ma che non abbiamo mai la forza di iniziare, però si tratta di sfidare se stessi. Non è una gara, non è la corsa a chi divora più pagine in meno tempo, a chi è più furbo nella scelta dei titoli per "vincere".

Sottolineo queste cose perché altre volte ho seguito iniziative del genere o simili, sempre da spettatrice, senza partecipare, e mi sembrava venisse svalutato ciò che si stava facendo, trasformando tutto in moda, mostra di se stessi e delle proprie abilità, ma soprattutto mercificazione del libro e della lettura.

Dal mio punto di vista invece, un'esperienza di questo tipo è utile e divertente solo se la si vive giocando. Nel mio caso, ero talmente piena di buoni propositi, da decidere di partecipare a tutte le "sfide", mettendomi in gioco totalmente. E, come già immaginerete, "fallendo" (se la vediamo come gara!) miseramente. Troppa carne al fuoco.

Ciò che mi ha coinvolta di più è stata la scelta dei libri in base alla "sfide"/categorie proposte. Ho impiegato qualche ora nello spulciare a fondo la libreria (con questa scusa l'ho anche spolverata e risistemata, finalmente!), per trovare un titolo, un autore, un tema, una copertina che fosse attinente e che allo stesso tempo mi chiamasse alla lettura proprio in quel momento. Mi sono sentita come una bambina che deve scegliere tra i suoi amati giocattoli. Deve sceglierne uno da portare con se, rinunciando agli altri. Una decisione difficile, per non dire impossibile, che mi ha però riempito di energia e buona volontà.
Scelte compiute senza esagerare, evitando libri di venti pagine (mi sembrava di barare perché tutti presentavano titoli più o meno sostanziosi), ma neanche quelli di mille (che sapevo già, non avrei mai terminato).Titoli e autori molto vari, che spaziavano da fumetti, a libri per bambini, a narrativa, in modo da cambiare generi per non stancarsi o appesantirsi troppo.
Spulciando tra le scaffalature ho "ritrovato" alcuni titoli accantonati da tempo, che hanno fatto nascere in me sentimenti contrastanti. Alcuni li avrei voluti rileggere lì, subito, in seduta stante; altri invece ho deciso di "lasciarli andare", scambiandoli, perché non avevano mai suscitato l'interesse giusto; altri ancora, in attesa di essere letti, mi hanno fortemente attirata, e mi sono ripromessa di leggerli appena terminata la maratona.

Fatta la scelta e compilata la mia lista, sorge un'altra riflessione. Tutte le volte che siamo coinvolti in qualcosa di preciso, già definito, che in qualche modo è obbligatorio, imposto, si cerca di fuggire. Il lettore forse ancora di più. E in parte è successo proprio questo. Ero così contenta delle mie scelte, così curiosa e interessata che, terminata la prima settimana di lettura, avevo già bisogno di evadere. Ero incuriosita da tutto fuorché quello che mi stava aspettando. Ho addirittura ripreso in mano ebook ed ereader, che da qualche mese avevo abbandonato perché, per qualche oscuro motivo, riuscivo a leggere solo in cartaceo. Un aspetto che mi ha fatto riflettere molto e al quale non mi sono ancora pienamente data risposta.

Comportamento che ho assunto durante la maratona, e che mi è piaciuto talmente tanto da continuare a praticarlo anche in seguito, è quello di scrivere orario e luogo di inizio e fine lettura. Un'abitudine semplice, ma carina, soprattutto quando in futuro si riprenderà in mano quel libro e vi si troveranno appuntati questi piccoli ricordi. Interessante anche perché rivela ad esempio quanto certe pagine abbiano richiesto tempo e fatica, come altre invece, anche se poche, ci hanno catturato a lungo a riflettere o come una cinquantina di queste siano state divorate in un secondo.

(Non sto neanche a sottolineare il fatto che in quelle due settimane di maratona me ne siano successe di tutte e di più, avendo così pochissimo tempo da dedicargli. Ma si sa, progetti e buoni propositi sono creati proprio per essere infranti.)

Aspetto che ho apprezzato tanto è stato il confronto e la comunicazione con altri partecipanti, scoprire che un po' tutti stavano disperando per il poco tempo da offrire a questa esperienza, ma anche il divertimento nel vedere che tutti eravamo sulla stessa barca, che tutti ci eravamo sbizzarriti nelle scelte e ne andavamo fieri, che tutti erano entrati in crisi dopo pochi giorni, qualcuno anche abbandonando tutto. Poi invece c'è chi ha superato limiti personali, per esempio leggere un ebook invece di un cartaceo, chi ha raggiunto obbiettivi personali, come leggere almeno 300 pagine al giorno, in un modo o nell'altro, chi ha impiegato la passione che doveva usare in questa maratona in tutt'altro, tuffandosi in una nuova avventura che l'ha ritemprato, magari sconfiggendo quella dannata crisi del lettore.

Tanti modi diversi eppure affini, tutti lontani ma vicini. Ancora una volta la lettura avvicina e crea momenti di condivisione piacevoli, che fanno riflettere e ci aiutano a concludere giornate, settimane pesanti e difficili.

Ora, dopo tutte le varie riflessioni del caso, suscitatemi da questa bella avventura, vi spiego come funzionava questa "Septubeathon". Intanto sottolineo il fatto che ho scelto di parteciparvi perché è stata la prima maratona italiana di questo tipo, quindi ero felicissima di sostenere una nuova iniziativa, ed inoltre era organizzata da due blogger e Youtuber che apprezzo molto, ovvero Valentina ed Eleonora.

La "sfida" consisteva nel leggere tra l'8 e il 21 settembre, più libri possibili tra quelli scelti per le diverse categorie. Le challenge:

1) un libro (in base a titolo o autore) per ogni vocale (A, E, I , O, U);

2) un libro scritto da un'autrice donna;

3) una raccolta di racconti;

4) un libro (in base a copertina, titolo o temi) per ogni stagione (autunno, inverno, primavera, estate);

5) un libro autobiografico;

6) un libro (sempre in base a copertina, titolo o temi) che centrasse con un elemento (aria, acqua, terra, fuoco);

7) un libro dal quale sia stato tratto un film.

Essendoci numerosi punti, era possibile utilizzare uno stesso titolo per più categorie, ad esempio leggendo un libro di un'autrice, il cui nome iniziasse per A e che il titolo ricordasse la primavera si coprivano direttamente tre "sfide". Oltre ai libri si poteva leggere di tutto, manga, fumetti, albi illustrati, saggi, riviste o pubblicazioni particolari...ecc. Nessun limite in questo senso, per rendere tutto più piacevole, vario e particolare. Altra possibilità era quella di non partecipare a tutte le challenge, ma solo ad alcune di esse, a proprio piacimento. Quindi in generale, pochi obblighi e poche regole, tutto dipendeva dal concorrente-lettore e dalla sua voglia di fare e divertirsi.

Le mie scelte sono state:

1) A: David Almond "Il grande gioco"; (Lettera che alla fine ho sostituito in corso d'opera con il                primo volume del manga "Letter Bee" di Hiroyuki Asada, causa il troppo poco tempo per                    leggere e Almond merita assolutamente tutta la mia attenzione.)




    E: "End, vol.1 Elizabeth" Canepa, Merli (Fumetto in grande formato, cartonato francese. E' la                genesi di una storia gotica e oscura, con protagoniste giovani studentesse, adolescenti, che                  hanno a che fare con segreti ed eventi inspiegabili. Disegni e colori magistrali grazie all'unione            di queste due bravissime artiste.)




     I: "Ieri" Agota Kristof (che purtroppo non sono riuscita a leggere!)




    O: "L'animale d'allevamento" Kenzaburo Oe (Prima volta che affrontavo questo autore                            giapponese, il quale mi ha sorpreso positivamente, nonostante la storia forte, cruda e velata di              tristezza e malinconia. Interessante quanto sia importante il tema dell'infanzia in questo                        racconto. Un'infanzia che sa già cos'è la morte, che non la teme più di tanto, ma soprattutto che,          anche questa volta, viene delusa dagli adulti. Una vera e propria perdita di fiducia nei confronti          dei "grandi" che non fanno niente per comprendere, aiutare, proteggere i giovani coinvolti.                  Davvero consigliato.)




     U: "L'amico ritrovato" Fred Uhlman (Un importante classico che fino ad ora, ahimè, non avevo             ancora letto. Come sempre, le storie riguardanti questo periodo storico indignano, fanno male,             fanno riflettere e ci auguriamo che non debbano verificarsi mai più. Proprio per questo è giusto           leggerle, per essere consapevoli che un certo tipo di pensiero è sbagliato, discriminante, cattivo           e magari fulcro nel tempo di un ingiustizia, cattiveria. L'aspetto che ho molto apprezzato è il               fatto che non succeda niente di violento, terribile, come possiamo leggere in un Primo Levi, ma           quel poco che accade è devastante.)




2) "Il ponte galleggiante" Alice Munro (Grande autrice molto conosciuta ultimamente anche grazie al Nobel ottenuto nel 2013. Autrice che non avevo ancora affrontato e della quale mi sono innamorata! In questo piccolo libricino erano raccolti due racconti, e li ho amanti entrambi, profondamente. Uno stile di scrittura che scorre via, veloce, dal quale non ci riesce a staccare. Storie velata dalla tristezza, dal dolore, reali, nelle quali molti di noi, almeno in parte, vi si possono riconoscere.)




3) "La cagnetta" Vasilij Grossman (Autore russo, anche questo affrontato per la prima volta, del quale avevo sempre sentito parlare, benissimo, e che quindi mi incuriosiva da tempo. Anche in questo caso ho amato molto lo stile di scrittura, diretto e chiaro, tagliente a volte. Dei tre racconti, il primo non l'ho compreso a fondo e merita una rilettura, gli altri due mi hanno davvero conquistata. Fanno parte della produzione incentrata sugli animali, che utilizza come "mezzo" per mostrare quanto l'uomo li sfrutti, li illuda, li maltratti nonostante questi ci offrano tutto di loro stessi.)




4) AUTUNNO: "Una stanza tutta per sè" Virginia Woolf (Lettura che non ho terminato e che                                     sinceramente sul momento non mi aveva presa molto. Lo rileggerò e terminerò                                     sicuramente, perché credo siano un testo breve, ma comunque ricco di riflessioni e                               piccole verità che meritano l'attenzione giusta. Titolo scelto perché il titolo mi                                       ricordava l'autunno, con i suoi primi freddi e la voglia di rintanarsi nel proprio                                       rifugio, al riparo dalle intemperie.




     INVERNO: "Babbo Natale" Raymond Briggs (Grande illustratore per l'infanzia, dallo stile                                      rotondeggiante, inconfondibile! Autore di albi illustrati che sono ormai classici, che                              racconta storie delicate e ironiche, che sanno divertire i più piccoli e farli riflettere,                              magari su esseri e personaggi famosi per loro ma inconsueti, come Babbo Natale, o                              un pupazzo di neve.)




     PRIMAVERA: "Mi porti al parco?" Fabian Negrin (Albo del quale ho già parlato ampiamente                                    sul blog, qui. Anche questo una piacevolissima sorpresa che non posso non                                          consigliare. Scelta anche questa volta suscitatami dal titolo, richiesta che trovo                                      molto attinente alla stagione primaverile.)




      ESTATE: "Il balcone" Jean Genet (Testo teatrale che mi incuriosiva molto ma che non sono                              riuscita a leggere. Collegato immediatamente all'estate, mi fa pensare a quando la sera                          si sta sul balcone per sentire la lieve brezza, allietandosi con un po' di frescura prima di                        coricarsi.)




5) "Lettera al padre" Franz Kafka (Lettura del quale non so bene come parlarne, perché non trovo le parole giuste. Dico solo che va fatta, almeno una volta nella vita, perché tocca corde dell'animo umano importanti e comuni a molti di noi. Perché, benché con mio padre vada d'accordo, in alcuni punti mi ci sono riconosciuta e mi sono sentita come il giovane Kafka.)




6)  TERRA: "Il segreto del bosco vecchio" Dino Buzzati (Per me Buzzati è la coperta calda, il rifugio, la lettura che non delude mai anche quando schifi e odi tutto. Fin'ora, ciò che ho letto di lui mi ha sempre colpita, affascinata, conquistata, portandolo a diventare uno dei miei autori preferiti. Lo leggo con calma, gustandomi ogni parola e situazione che sa creare e cerco di far durare le sue storie, la sua bibliografia il più a lungo possibile, tenendoli per i brutti momenti. Questo titolo non l'avevo ancora letto, ma avevo visto qualche anno fa il film che ne aveva tratto Olmi nel '93 ed è stato amore profondo. Un inno alla natura, alla cattiveria dell'uomo, al suo maltrattarla sempre senza capirne il valore e quanto questa sia comprensiva con lui. Non manca la figura di un adulto burbero, senza cuore, che vuole solo il peggio per il giovane nipote. Lo stesso adulto che disprezza la natura, gli animali, non comprende, anzi odia, anche la gioventù. Ma nella vita ci si può ricredere, e cambiare, magari proprio grazie all'influsso positivo dell'ambiente naturale. Non vi dico altro, solo, leggete tutto Buzzati.)




7) "Seta" Alessandro Baricco (Lettura che non sono riuscita a compiere, anche se si potrebbe parlare di rilettura, in quanto questo titolo l'avevo già letto e apprezzato vari anni fa, e che volevo riprendere per rivivere quella particolare storia d'amore, e le atmosfere giapponesi che tanto amo.)




Alla prossima maratona allora!

venerdì 22 agosto 2014

Piccole cose belle: postcrossing, corrispondenza, catene di lettura

Questa volta non parlerò di libri. O meglio, lo farò in modo diverso, per presentarvi alcune iniziative alle quali ho preso parte e che mi stanno coinvolgendo e donando un sacco di emozioni. Anche questa volta, grazie all’ ”oggetto” libro, e non solo, ho scoperto un mondo nuovo, che va a toccare altri lettori come me, in qualche modo facendoci conoscere meglio e accorciando le distanze. Piccole cose che, anche se non si credeva, possono migliorare una giornata pessima, proprio come fa una buona storia. E attraverso Piccole cose belle vorrei parlarvi, ogni tanto, proprio di oggetti, iniziative, gesti, lievi e silenziosi, che quasi passano inosservati, che all'occhio della massa possono apparire banali, assurdi, privi di valore, ma che sempre più, in questi ultimi mesi, sono andati a toccare la mia sensibilità, facendomi prestare attenzione a ciò che mi circonda.

In una società in cui si va sempre di fretta, in cui si limitano i contatti con gli altri perché immersi in cellulari, tablet, portatili, non si riesce più a dare la giusta importanza alle piccolezze (che poi scopriremo che tanto piccole non sono, se ci facciamo caso), forse proprio perché non si possiede più la giusta sensibilità, non si è pronti a recepire nuovi stimoli, che possono migliorarci e rendere più felici, con davvero poco. 
Sono la prima ad ammettere che, fino a pochi anni fa, quando ero più piccola, adolescente, "non avevo tempo" da prestare a queste cose, dovevo vivere la giornata a pieno, stando il più possibile fuori o con gli amici. Certi particolari però mi hanno sempre affascinata, quindi è stato come metterli da parte, per quando sarei stata davvero pronta per apprezzarli. Quello che voglio dire è che è normale che in certi momenti della vita si sia stressati, scontenti, disinteressati, ma se si riuscisse ad andare oltre, sforzandosi di trovare una passione, anche piccola, che ci risollevi da questa apatia, ne gioveremmo tutti. 

Da qualche mese, mi sono laureata. E’ stata una faticaccia, che mi aveva sfinita fisicamente, mentalmente e anche un po’ artisticamente. Sentivo di dovermi riposare, ma non ce la facevo. Continuavo a pensare come sfruttare al meglio il tempo che sarebbe intercorso all'inizio del biennio specialistico. Pensavo a stage, tirocini, esperienze lavorative, mandavo mail, telefonavo, immersa in questa foga che mi aveva presa improvvisamente. Quindi, riposata zero, ritemprata zero, e col risultato poi di non riuscire ad avviare nessun progetto di quelli che mi ero prefissata, per i soliti motivi per i quali non si riesce a fare esperienze lavorative nel proprio campo, ma questo è un altro discorso. Ero disperata. Avevo fatto una corsa per laurearmi (in modo soddisfacente comunque, però di fretta) per poi sfruttare al meglio un po’ di tempo libero e mi ritrovavo invece vuota, triste, demotivata. Avrei preso su e sarei scappata volentieri da qualche parte, in mezzo alla natura, per sfogarmi e non pensare a nulla, per staccare da tutto e tutti. Non avevo mai avuto un momento così buio riguardo a cosa fare. Ero amareggiata, e mi chiedevo se fossi veramente portata per l’illustrazione, per il mondo dell’editoria. Se stessi perdendo tempo, se mi fossi illusa di avere una passione.

Invece di fuggire, cambiare aria, come avrei voluto, ho invece cercato di calmarmi, rilassarmi, decidendo di dedicare un po’ di tempo ad informarmi su novità online, nuove uscite, disegnatori, social, iniziative particolari, cosa che non facevo da mesi perché non potevo permettermi di “perdere” una giornata al pc. Poco a poco mi sono sentita più calma, tranquilla. Mi stavo ritemprando. Nuovi stimoli, nuove idee, nuove letture mi stavano coinvolgendo. Però ancora non avevo voglia di disegnare, non avevo idee entusiasmanti, e questo mi preoccupava. Poi ho capito, dovevo fare altro! Se la mano non scorreva sul foglio, se la testa non mi suggeriva nessuna idea, dovevo spendere il mio tempo in altro modo, così ho deciso di dedicarmi ad alcune cose che volevo fare da tempo e che avevo continuamente rimandato.

Prima fra tutte, il Postcrossing.

Il mio porta-cartoline.
Una cara amica me ne parlava da tempo. Da anni intratteneva corrispondenza e scambi con persone di altri paesi, e questa cosa mi aveva sempre affascinata e divertita. Il Postcrossing consiste nell’iscriversi nel sito ufficiale, con propri dati e proprio indirizzo, poi il sito estrarrà random uno o più indirizzi a cui tu dovrai spedire una cartolina, magari seguendo gli interessi e le preferenze indicate dall’utente nel suo profilo. Anche il proprio indirizzo uscirà random a qualcun altro, e nel giro di qualche cartolina spedita, si inizia a riceverne altrettante, da tutto il mondo. La trovo un’iniziativa stupenda, per la cura che si dedica a un semplice oggettino, che volendo è anche fragile e soggetto da intemperie, perché attraverso la posta deve percorrere chilometri e chilometri. Dovreste vedere la cura che la maggior parte degli utenti dedica alle cartoline. La scelta della cartolina giusta, la scrittura, curata e attenta, le decorazioni, come adesivini, washi tape, disegni. Questi utenti donano una parte del loro tempo, e volendo di sé e della propria storia, a persone sconosciute, lontane chilometri. Fin dalla prima cartolina mi sono innamorata di questa attività, e mai come adesso sono andata a caccia di cartoline che esprimano qualcosa, che parlino di me e di dove vivo. Un modo per riscoprire un mezzo che in Italia sta cadendo molto in disuso, ma che rimane sempre affascinante. Allo stesso tempo recupero della scrittura a mano, della grafia, e del racconto, accorciando distanze immense e differenze culturali.

Postcrossing ufficiale
Francobolli dei Moomin, un sogno.
Disegnino fatto da una ragazza di Taiwan.
Ero talmente entusiasta della cosa che ho poi deciso di chiedere ad alcune ragazze italiane, “conosciute” tramite Instagram che facevano anche loro postcrossing, di creare un piccolo club tra di noi, spedendocene una al mese, in modo da conoscersi poco alla volta e scoprendo sempre più interessi comuni, tra i quali soprattutto i libri, la fotografia, film e la passione per i “vecchi mezzi di comunicazione”.

Postcrossing con le ragazze italiane.


Poi ho pensato, perché allora non recuperare anche la corrispondenza? Mi butto, e provo a proporla a due ragazze che avevo conosciuto attraverso Anobii, che però non riuscivo a sentire con continuità. Il nostro contatto era attraverso le mail, ma a poco a poco mi accorsi che non riuscivo a dare il meglio di me, non riuscivo a raccontare, ad aprirmi, a scrivere con costanza e cura. L'e-mail, con la sua freddezza, stava uccidendo la mia voglia di comunicare con gli altri e di conoscere persone con le mie stesse passioni. Appena proposto, le ragazze hanno accettato entusiaste, perché anche loro in realtà amanti della carta e dello scrivere a mano, e consce che se non avessimo deciso di dare una svolta alla comunicazione, piano piano non ci saremmo più scritte.

Prima letterina, all'altra ragazza devo ancora scrivere, perdonami!
Arriviamo poi all'iniziativa più a "tema libresco". E qui devo tutto a una ragazza bolognese che ho conosciuto tramite il suo canale Youtube e che come me ama leggere e condividere la sua passione. Tramite IG, FB, YT, il suo blog, ha deciso di mettere a disposizione alcuni dei libri che ama di più, proprio dalla sua libreria, per creare catene di lettura. Gesto coraggioso per un lettore, che solitamente è super affezionato ai suoi tesori, fatica anche a prestarli agli amici, per paura che non tornino mai indietro. Lei invece, ispirata da un’altra blogger che aveva già vissuto l’esperienza e ne aveva ricavato i suoi frutti, ha vinto questa “paura” e ha inviato, a chi lo chiedesse, i suoi amati libri. Uniche condizioni: informarla sempre sugli spostamenti dei libri e vivere a pieno la lettura di questi. Cosa vuol dire? Sottolineare, riempire di post-it, disegni, pensieri, scritte i libri in questione, facendoli diventare “prove”, “reperti” di questa esperienza condivisa. Aprendosi agli altri, dicendo la propria senza paura, un po’ come fosse un gruppo di lettura.

Primo libro con cui ho partecipato alla catena di lettura, un titolo che altrimenti non avrei mai letto.
Secondo libro. Lettura che attendevo da tanto, amo la Kristof.
Terzo libro. Nulla da dire, magnifico.
Quarto libro. In lettura, per ora interessantissimo.
Quinto. Giappone. Poesia. Delicatezza. Tranquillità. 
Sesto. Lo desidero leggere da molto. Amo leggere riguardo il Giappone,
paese che mi affascina da ogni punto di vista e che spero di visitare presto. 
Dentro a questi libri ho trovati grandi tesori. Ho letto i testi con curiosità, concentrazione, soffermandomi e riflettendo come non sempre succede. Molti erano titoli che volevo leggere da sempre, ma che per vari motivi non avevo ancora affrontato. Che piacere trovare la frase che ami, che ti ha colpito, sottolineata da lettori precedenti. Che emozione leggere i pensieri, le sensazioni degli altri, la data e l’orario di quando hanno iniziato quest’avventura, oppure trovare piccoli regalini per tutti, come segnalibri, calamite, per lasciare un segno del proprio passaggio, un ricordo di questo viaggio. Vi rivelo che ora lo vorrei fare anch'io con alcuni “miei preziosi libri”, perché diventano davvero mezzi di memoria ed esperienze comuni, ricche, preziose, impagabili.

 

 

Disegni, segnalibri, dai più classici, a vere e proprie creazioni, sottolineature che combaciano.



Tante riflessioni, date, orari, e disegni che vengono dal cuore.
 Non ho saputo resistere.



Messaggi per gli altri lettori, regali handmade fatti col cuore 
e messaggi privati per l'organizzatrice della catena^_^



Altri messaggi segreti, osservazioni e regalini speciali, addirittura calamite, per ognuno di noi.

Non è vero quindi che non c’è più sensibilità, è che bisogna stimolarla, essere pronti ad accoglierla. Per questo ve ne parlo, perché se leggendo queste esperienze che sto vivendo sentite anche voi qualcosa dentro, la curiosità di provarle, buttatevi, iniziate a partecipare, perché anche se piccole, ripagano in maniera incredibile. Non sapete la bellezza di aprire la buchetta e trovarvi qualcosa, un pezzo di qualcuno, di vissuto. A volte mi sono addirittura commossa per le piccole rivelazioni che vi ho trovato, e quindi per la fiducia che l’altro ha riposto in me.

Ora sono più tranquilla, ho ritrovato la pace in me stessa, un po’ anche grazie a queste nuove passioni, che animano le mie giornate, e mi spingono a condividere quello che provo, per ampliare questa comunità “sotterranea” di persone, che pulsa di energia e di voglia di fare, di conoscersi.


[…] possiamo comprendere l’essenziale solo partendo dai particolari […]
Le braci, Sandor Marai


I miei piccoli e preziosi tesori.